Estratti dal Fascicolo


I - I Genitori

    Lodovico nasce a Parma il 31 Luglio 1924, secondogenito di Giuseppe Rampini (1890-1970) ed Elvira Pelagatti (1893-1939). Il padre è un bravo artigiano tintore come il nonno Lodovico ed il bisnonno Pietro Antonio (fondatore nel 1853 della ‘Premiata Tintoria Rampini’) (...)

Elvira e Giuseppe Rampini, genitori di Lodovico

II - Gli anni giovanili

    Il giovane Lodovico cresce nella sua casa natale di piazzale S.Lorenzo 16: un luogo ove abitazione, laboratorio e negozio sono un tutt'uno inscindibile e dove i momenti educativi dei figli sono spesso subordinati al faticoso lavoro artigianale. (...)

III - Gli esordi pittorici

    Al giovane Lodovico i colori della Tintoria sembrano non bastargli proprio: desideroso di esprimere la sua sensibilità cromatica in modo più creativo e personale, compra la sua prima 'cassetta' con i colori ad olio ed inizia a dipingere quadri in piccolo formato, riproducenti soggetti tratti da cartoline o da vecchie stampe. (...)

Lodovico Rampini negli anni '50 mentre dipinge sulla terrazza di casa

IV - Tintori

    Al padre Giuseppe gradualmente subentrarono nel lavoro di tintoria i due figli Costante e Lodovico i quali avevano, nella conduzione dell'attività artigianale, due distinti compiti: Costante si occupava alla mattina del negozio e al pomeriggio della realizzazione delle tinte più scure (che solitamente comportavano minori problemi) mentre a Lodovico, vera anima artistica della Tintoria, spettavano le combinazioni cromatiche più difficili. (...) Lodovico infatti non tingeva con macchine o dosaggi standardizzati, ma unicamente guidato dalla sua fine sensibilità cromatica, proprio come faceva quando si metteva al cavalletto per dipingere uno dei suoi paesaggi.

V - Carla e Lodovico

    Nel 1944 Lodovico incontra Carla Bugolotti, ancora ragazzina: è un colpo di fulmine per entrambi! Dopo un interminabile periodo di fidanzamento (durato quasi nove anni) i due decidono finalmente di sposarsi il 6 Aprile 1953 (nella chiesa di S. Giuseppe, a Parma). (...)

VI - Premiata Tintoria

    La Premiata Tintoria Rampini non fu l'unica bottega artigianale di Parma che operò nel settore, ma fu senza dubbio la più famosa (e prestigiosa): nel 1870 la Tintoria ottenne il primo riconoscimento ufficiale alla fiera campionaria cittadina per un lavoro eseguito su una pelle di capretto. Altri ne seguirono nel corso degli anni: tra questi, croce e medaglia d'oro nel '25, premio di fedeltà al lavoro e al progresso nel '52 e infine altri due diplomi, nel '53 (con medaglia d'oro) e nel '54. (...)

 

 

Il negozio della Premiata Tintoria Rampini
(come si presentava verso la fine degli anni '60)

VII - I segreti dei tintori

    L'attività della 'Premiata Tintoria Rampini' (che rimase sempre ed esclusivamente di tipo artigianale e a conduzione familiare) si svolgeva in due ambienti distinti: il negozio, che si affacciava sul piazzale, e il laboratorio vero e proprio, posto sul retro della casa. Nel negozio i clienti ritiravano gli abiti e i tessuti tinti, previa stiratura (pomeridiana) che avveniva nel retrobottega ad opera di Carla e MariaLuisa (mogli di Lodovico e Costante). (...)

VIII - Il figlio Roberto

    Nel 1957 nasce Roberto, unico figlio di Carla e Lodovico, i quali riversano sul loro piccolo le più attente e amorevoli cure. Anche per il divertimento del figlio Lodovico trova presto il modo di estrinsecare le sue doti artistiche, costruendo per il bambino diversi e originali giochi in legno: un cavallo a dondolo, alcuni castelli per i soldatini... ed in seguito anche spade e scudi! (...)

IX - La casa

    La casa al numero 16 di piazzale S. Lorenzo fu fino al 1992 proprietà dei Rampini per diverse generazioni (senz'altro a partire dal 1875). L'immobile era composto dal negozio e dal laboratorio situati al pianterreno: al primo piano abitava la famiglia di Lodovico, al secondo il fratello Costante con la moglie MariaLuisa mentre la stanza del terzo piano prospicente al piazzale divenne negli ultimi decenni lo studio artistico di Lodovico e del figlio Roberto. (...) Lo stabile è stato recentemente restaurato lasciandone fondamentalmente inalterata la struttura, sebbene al suo interno siano stati ricavati diversi monolocali.

X - Piazzale S. Lorenzo

    La storia della ‘Premiata Tintoria Rampini’ seguì per 134 anni quella di piazzale S. Lorenzo (già 'piazzale del Carbone'), sorto dalla demolizione (operata nel 1860) dell'omonimo oratorio risalente al IX secolo. (...) Al numero 16 è tuttora ben visibile in alto la scritta 'Tintoria', a testimonianza di un passato che ha lasciato un segno indelebile pure nel tessuto urbanistico della città.

 

 Lodovico Rampini al lavoro
nel laboratorio della Premiata Tintoria (Ottobre 1983)

XI - La Svizzera

    La Svizzera fu per tanti anni sinonimo di 'vacanza' per la famiglia Rampini, che d'estate spesso si recava a trovare i parenti, emigrati in un paesino vicino a Basilea. La possibilità di ammirare nuovi e differenti paesaggi (che sarebbero stati poi trasformati in artistici e durevoli ricordi) era per Lodovico un'occasione troppo 'ghiotta' per lasciarsela sfuggire: durante le frequenti passeggiate in mezzo ai boschi il suo occhio attento coglieva sempre interessanti scorci di sentieri da riprodurre poi sulla tela e inconsuete tonalità di verde da aggiungere alla sua già ricca tavolozza.

XII - Le foto

    Lodovico fotografava spesso i luoghi che visitava (la zona dell'Appennino parmense era la sua preferita): i paesaggi così 'catturati' con l'obiettivo servivano poi come utile “promemoria” per i suoi dipinti.Un raffronto tra quest’ultimi e le immagini fotografiche corrispondenti evidenzia però chiaramente che le sue tele non erano affatto il frutto di una pura e semplice esercitazione pittorica e tanto meno il risultato di un’arida riproduzione “meccanica”, bensì l’espressione di un delicato sentimento con il quale egli sapeva abilmente ricreare la viva suggestione di quei luoghi tanto ammirati: non era perciò un caso che Lodovico riuscisse a suscitare, con i suoi quadri, delle impressioni visive ancor più avvincenti (e convincenti) delle foto stesse.

XIII- Le bocce

    Una delle grandi passioni di Lodovico fu il gioco delle bocce, sport nel quale vinse numerose medaglie in gare individuali e a squadre per la 'Bocciofila Aquila' di Parma di cui fu socio per tanti decenni, sin dai tempi in cui la vecchia sede era ancora situata in via Torelli (presso lo Stadio 'Tardini'). Lodovico collaborò poi all'edificazione degli attuali campi coperti di viale Piacenza (inaugurati nel 1963), valorizzando umanamente la Società con la sua assidua e significativa presenza.

 

 Lodovico mentre gioca nei vecchi campi da bocce
della Società 'Aquila' in via Torelli

XIV - Il carattere

    Lodovico aveva un carattere fondamentalmente schivo e riservato, ma in certe occasioni si dimostrava anche una persona brillante e di grande compagnia. (...) Lodovico era un uomo semplice e mite che rifuggiva da ogni forma di conflitto o di polemica e, soprattutto, era un'anima sinceramente modesta, priva di qualsiasi ambizione. Fu proprio la sua totale mancanza di iniziativa 'commerciale' a limitarlo sotto tanti aspetti: egli non possedeva proprio quel diffuso opportunismo che, nella società di oggi, contribuisce spesso ad affermare personaggi di grande presunzione ma di limitato spessore umano.

XV - La tecnica

    Fino agli anni '70 circa Lodovico dipinse indifferentemente sui supporti più disparati: tela, compensato o faesite (che spesso trattava con un fondo di gesso ed una mano molto diluita di colore). Solo in seguito diede la sua preferenza ai più pratici 'cartoni telati' (utilizzando soprattutto il formato 40X50 cm) (...)

XVI - L’unica Mostra

    Lodovico, da entusiasta autodidatta qual era, continuò a dipingere ininterrottamente per quasi cinquant’anni, senza mire di successo o finalità di lucro ma per la ricerca di una pura, interiore soddisfazione. (...) L’unica 'galleria permanente' ch'egli si concesse fu la Tintoria stessa, con il corridoio e le diverse rampe di scale fittamente tappezzate dai suoi quadri (che vennero spesso regalati ad amici e parenti o venduti ad estimatori per cifre a dir poco 'simboliche'...).

XVII - La moto

    Lodovico non volle mai mettersi alla guida di un'automobile... semplicemente perché, a suo parere, non gli sarebbe mai servita! (...) Finalmente, nel 1970, Lodovico decise di coronare un suo vecchio sogno: acquistare una moto (usata), con la quale non dover sempre dipendere dagli amici per i giri in montagna che ogni tanto gli proponevano. Dalla '125' otto anni più tardi passò ad una Benelli più potente (una '250') che trattava con fin troppo amorevole cura. (...)

Lodovico in posa accanto alla sua inseparabile 'Benelli'

XVIII - I funghi

    Quando ogni tanto Lodovico, di domenica, si concedeva una bella escursione in montagna (partendo da solo con la moto oppure assieme ad alcuni amici della 'Bocciofila'), oltre a trascorrere una salutare giornata in mezzo al verde egli si prefiggeva sempre due obiettivi molto concreti: qualche bel paesaggio da immortalare con la macchina fotografica (per poterlo successivamente reinterpretare sulla tela), ed il più nutrito possibile 'bottino' di funghi (porcini) da esibire come un trofeo prima... e da gustare a tavola poi!

XIX - Ricordi

    I ricordi legati all'attività artistica di mio padre, da me sempre spassionatamente incoraggiato, sono tanti. Lodovico si svegliava presto anche di domenica mattina, l'unico giorno nel quale non c'era però la tintoria ad aspettarlo, ma una magnifica tela bianca sulla quale tutte le visioni pittoriche concepite durante la settimana avrebbero visto da lì a poco la luce (ed egli era comprensibilmente impaziente di partorirle). (...) Mentre dipingeva Lodovico ascoltava in sottofondo (si fa per dire!) alcune trasmissioni radiofoniche o, in alternativa, le musicassette del suo fisarmonicista preferito: ne aveva collezionate parecchie, e non aveva che l'imbarazzo della scelta... (...) Lodovico aveva infatti dei tempi di esecuzione molto brevi, e riusciva a terminare una tela in sole quattro-cinque ore: non gli piaceva 'riscaldare la minestra', in tutti i sensi... All'ultima sua creazione spettava poi il tradizionale posto d'onore sopra la centrifuga della tintoria, dove mio padre (e non solo lui) lo avrebbe più volte rimirato durante le pause lavorative (col pensiero già rivolto al soggetto da scegliere per la domenica successiva!).

XX - Lo studio

    La stanza del terzo piano che s'affacciava sul piazzale fu per tanti anni lo studio di Lodovico, il luogo unico e privilegiato nel quale videro la luce le opere più significative della sua maturità artistica. A ridosso della finestra stava la seggiola con un cavalletto molto 'spartano': tutt'intorno, sparsi in allegro disordine, stracci, barattoli di varie dimensioni che contenevano acquaragia e pennelli più o meno incrostati, tubetti di colore a non finire (molti dei quali senza tappo!). (...)

 

L'angolo dello studio di p.le S. Lorenzo 16
ove Lodovico dipinse per tanti anni

XXI - La Tintoria chiude

Scompare un altro 'pezzo'
del cuore della vecchia Parma
DOPO UN SECOLO L'ADDIO AI COLORI
DELLA PREMIATA TINTORIA RAMPINI
La popolare bottega artigiana di piazzale
San Lorenzo era stata fondata nel 1853

    “1853-1987: oltre un secolo vissuto a colori. Anzi, per essere più precisi, in mezzo ai colori. Ora, però, la popolare tintoria di piazzale S.Lorenzo chiude per sempre: i fratelli Costante e Lodovico, rispettivamente 72 e 63 anni, discendenti diretti del fondatore Pietro Antonio Rampini, lasciano dopo una vita intera passata in bottega. I loro figli hanno scelto altre strade: uno è geometra capocantiere, l'altro è insegnante di musica. (...)

(dalla ‘Gazzetta di Parma’, Novembre 1987)

XXII - La malattia

    Nel luglio 1990 Lodovico, in villeggiatura nel Trentino, non si sente bene. Per precauzione i familiari decidono di anticipare il rientro a casa. In pochi giorni le sue condizioni precipitano: una T.A.C. alla testa rivela la presenza di un ascesso cerebrale causato da una vecchia otite trascurata che aveva provocato l'infezione. Nel giro di pochi mesi Lodovico viene operato tre volte al cervello e due all'orecchio: è l'inizio di un penoso calvario che durerà otto anni e che alternerà periodi di parziale recupero (con successivo assestamento delle sue condizioni fisiche) a nuove crisi cerebrali (segnate da lunghi ricoveri ospedalieri). (...)

XXIII - Gli ultimi quadri

    Dopo un'anno e mezzo dai gravi interventi chirurgici subìti le capacità grafiche di Lodovico si rivelano ancora sorprendenti mentre la percezione dei colori appare radicalmente cambiata: i brillanti e insuperati accostamenti cromatici delle opere della maturità cedono il passo a tenui e delicate tinte pastello. (...) Sono quadri di grande sintesi pittorica e al tempo stesso suggestive testimonianze di un lungo e significativo percorso artistico, rivisitato con esiti di stupefacente modernità. Nel 1996 un ictus segnerà Lodovico in modo irreversibile, lasciandolo a letto semi-paralizzato, senza parola e con serie difficoltà nell'alimentarsi, benché sempre lucido e cosciente fino al 3 Agosto 1998, suo ultimo giorno terreno.

 

Uno degli ultimi quadri di Lodovico
dipinti dopo la malattia (1993)

XXIV - La commemorazione

Scomparso a 74 anni l'ultimo rappresentante
di tre generazioni di tintori
RAMPINI, UNA VITA TRA I COLORI

    Si è spento lunedì, all’età di 74 anni, Lodovico Rampini, ultimo rappresentante (assieme al fratello Costante) di tre generazioni di tintori che, a partire dal 1853, hanno dato lustro e prestigio alla nostra città con oltre un secolo di operosa attività artigianale (più volte oggetto di premi e riconoscimenti ufficiali) svoltasi senza interruzioni sino alla definitiva e storica chiusura, avvenuta nel 1987. (...) Il ricordo della sua figura onesta e buona resterà nel cuore di quanti ebbero la fortuna di conoscerlo ed apprezzarlo in vita, e sarà senz’altro ravvivato dalla visione dei numerosi quadri che egli ci ha lasciato e che ora adornano i salotti di tante case: di tutti coloro che possono ben vantarsi di avere fra le loro mura un 'Rampini'.

(dalla 'Gazzetta di Parma', 6 Agosto 1998)

Potrai leggere il testo completo della Biografia,
vedere tutte le 70 immagini d'archivio
e 24 riproduzioni di quadri dell'Artista
risolvendo di volta in volta i vari puzzle
del videogioco
LODOVICO
(contenuto nella raccolta
'L'Arte dei Giochi').

Roberto Rampini 2002 - Tutti i diritti riservati
E' vietata qualsiasi diffusione del presente Scritto
e delle immagini all'infuori di questo Sito
senza il consenso scritto dell'Autore.
Per informazioni scrivere a:
robertorampini57@gmail.com