Quadro componibile

 

Fig. 1: 24 Schemi ottenibili con il gioco Manda-là di Roberto Rampini

 

    La tavola in questione, che ho realizzato in computer-grafica, è una summa esemplificativa di alcuni schemi ottenibili con il 'gioco' “Manda-là” da me ideato, progettato e realizzato nel Dicembre del 1997. Il gioco è allo stesso tempo un oggetto di design e di arredamento, un vero proprio quadro... 'componibile': consiste infatti di una cornice quadrata fissa che contiene al suo interno i 40 pezzi di legno colorati visibili in fig. 2 (10 in rosso, 10 in giallo, 10 in blu  e 10 in verde; sul retro invece tutti i pezzi sono colorati in nero), i quali  possono essere combinati a piacere nei più svariati modi, come una sorta di libero 'puzzle'. Una volta ricombinati i pezzi ed ottenuto un nuovo soggetto di proprio gradimento il quadro potrà essere riappeso... fino alla successiva modifica!! Mentre gli autentici 'mandala' orientali vengono realizzati con sabbie colorate e dispersi nell'acqua poco dopo la loro realizzazione (!) a simboleggiare l'immanenza del mondo materiale, questa mia versione occidentale vuole invece 'premiare' in modo molto pragmatico gli sforzi di chi ha il Manda-là lo ha realizzato, conservando l'identità dell'oggetto nel tempo (pur nella sua continua mutevolezza).

 

Fig. 2: I 40 pezzi del gioco Manda-là di Roberto Rampini
(il retro di tutti i pezzi è di color nero)

 

 

Commento della tavola

“24 Schemi ottenibili con il gioco Manda-là di Roberto Rampini”

(A cura dell’Autore)

 

   La tavola è un vero “concentrato” di fantasia e, allo stesso tempo, di rigore geometrico-combinatorio (richiamando fra l’altro sinteticamente alcune idee-base che mi hanno già guidato nella realizzazione di precedenti opere pittoriche): rappresenta in sostanza 25 riquadri disposti in una griglia quadrata di 5X5. Il riquadro centrale (riportato in grande anche in fig. 2) non dev’essere considerato uno schema vero e proprio, ma il semplice insieme dei pezzi occorrenti per la composizione delle diverse “figure”.

    Il disegno, concepito dunque come una “raccolta” di schemi, può essere fra l’altro considerato un “parente” non tanto lontano di un’altra opera grafica da me realizzata nel 1989 (“36 variazioni geometriche sopra un disegno di vetrata”).

    Il gioco cui si riferisce questa tavola è composto da 10 pezzi per ciascuno dei 4 colori adoperati (giallo - rosso - verde - blu): 6 pezzi quadrati, 2 rettangolari (ricavati dall’unione di due quadrati), 2 a forma di “elle” (ricavati dall’unione di tre quadrati): il tutto per un totale di 40 pezzi. Per potenziare le possibilità combinatorie del gioco è previsto anche l’utilizzo (facoltativo) di un quinta tinta (il nero) che colora una delle due facce di ciascuno dei 40 pezzi (anche se quest’ultimo, come si sa, non può essere considerato “colore” nel vero senso della parola). Questa particolare caratteristica del gioco offre però la possibilità di realizzare con un’unica tinta, benché obbligata, un campo di colore superiore ai 16 quadrati (max.) di superficie consentita a ciascuna delle 4 tinte base (vedi in proposito gli schemi II, IV, XII, XVII, XIX, XXIII): a questo proposito la scelta stessa del nero come colore “aggiuntivo” risulta a mio parere quanto mai appropriata e ideale se concepita in funzione di “sfondo” (come risulta, del resto, nella maggior parte degli schemi da me realizzati).

    E’ interessante inoltre notare che l’operazione di ribaltamento dei tre tipi di “forma” permessi dal gioco, essendo i pezzi stessi completamente simmetrici, non da’ luogo ad alcun cambiamento di figura, dal momento che i quadrati restano quadrati e i rettangoli restano rettangoli; persino i pezzi a forma di “elle” non subiscono modifiche, potendo solo essere “orientati”, con opportune rotazioni, in quattro modi differenti.

    Il gioco prevede che i pezzi vadano obbligatoriamente sistemati (o, per meglio dire, “alloggiati”) in una griglia quadrata dalle consuete dimensioni di 8X8 quadretti (tipiche della scacchiera tradizionale). A proposito di scacchiera, si può facilmente notare il criterio scelto per sistemare i 24+1 schemi all’interno della tavola, sia per ragioni d’ordine visivo che geometrico: alternando cioè schemi a soli 4 colori con altri a 5 (ribaltando in questi casi un certo numero di pezzi dalla parte del nero): una disposizione detta, per l’appunto,”a scacchiera”. Escludendo il riquadro centrale ne consegue una situazione di perfetta parità: 12 schemi sono realizzati a quattro colori, 12 a cinque.

    Prima di iniziare la descrizione dettagliata di ogni “schema” vorrei far notare che con i 40 pezzi del gioco potrebbero essere realizzate, volendo, figure asimmetriche sia nella scelta della figura che dei colori (ad esempio non utilizzandoli tutti e quattro): possibilità che ho però preferito escludere, prediligendo sempre e in ogni caso il massimo ordine distributivo possibile. Alcuni degli schemi sono fondamentalmente semplici, sia nella concezione che nella loro realizzazione, altri spingono ai limiti le possibilità offerte dal sistema: a questo proposito è consigliabile collocare prima di tutto i pezzi più “ingombranti” (quelli da tre quadretti) la cui forma vincola la realizzazione di certi schemi (si provi, ad esempio, a ricostruire i numeri XII e XVII). Ogni schema è inoltre contraddistinto da un numero e da un curioso “nome” che vuole sinteticamente descriverlo.

 

    I. Sovrapposizioni: Quattro quadrati, ciascuno sovrapposto dal precedente di un quarto della sua estensione, disposti “a girandola” (facenti dunque perno sul centro) su uno “sfondo” multicolore. In questo, come nella quasi totalità degli schemi successivi, ho scelto di porre le due coppie di colori “simili” agli opposti, allo scopo di ottenere un effetto di maggior contrasto possibile tra campi adiacenti: i colori “freddi” (verde e blu) e “caldi” (rosso e giallo). L’ordine che ho voluto rispettare, per mia personale convenzione, è dunque il seguente: giallo, verde, rosso, blu (in senso orario, partendo dall’alto).

    II. Preziosi: Questo schema (affine al n. XVII), presenta l’insolita caratteristica di sfruttare, dal lato dei colori-base, l’insieme completo dei soli pezzi quadrati, in questo caso disposti in modo “concentrico” su sfondo nero (esteso per un totale di 40 quadretti), e nella successione cromatica sopra descritta.

    III. Diagonali: L’idea-base è semplice, e consiste nella disposizione dei 4 colori “a bande diagonali” alternate, 2 per ciascun colore: anche se le 8 bande hanno tutte un estensione differente, “i conti alla fine tornano”, giacchè gli accoppiamenti sono effettuati in modo tale da compensare le reciproche disuguaglianze (giallo: 1+15=16 quadretti; verde: 5+11=16; rosso: 9+7=16; blu: 13+3=16).

    IV. Dadi: Intesi sia come elementi filettati da avvitare ai bulloni sia come semplici dadi da gioco, lo schema rappresenta 4 quadrati (di tre quadretti per lato) con un buco al centro, su sfondo nero (esteso per un totale di 32 quadretti, esattamente la metà della superficie della scacchiera). Il non-allineamento delle 4 figure colorate dà in questo caso una indiscutibile sensazione di movimento, di tipo rotatorio (che ricorda, per l’appunto, il getto dei “dadi”).

    V. Girandola: L’idea-base di questo schema consiste nella sovrapposizione di due onde sinusoidali incrociantesi al centro, e disposte fra loro perpendicolarmente: lo schema veniva poi completato con adeguato riempimento dei colori. Anche in questo caso, come nel precedente, si riscontra un notevole effetto rotatorio: i 4 colori sembrano rincorrersi senza soluzione di continuità. Il richiamo alla girandola è dunque quanto mai scontato.

    VI. Vortice: Oltre all’effetto rotatorio già presente nei due casi precedenti, in questo schema compare un progressivo effetto di rimpicciolimento, nel preciso rapporto di 2:1 (tutto ciò rientra nella categoria dei cosidetti “regressi” all’infinito: qui nell’infinitamente piccolo, ammesso e - non concesso - che la “lettura” dello schema debba avvenire obbligatoriamente dall’esterno verso l’interno). Il rimpicciolimento, per ovvie ragioni legate alle caratteristiche del gioco, è limitato a soli due passaggi: ma quanto basta perché non sia difficile immaginarne una logica prosecuzione. Quanto mai appropriato è l’inevitabile colore dello sfondo: un vero e proprio “buco nero”, giacché si tratta di un vortice, per quanto assai “geometrizzato”. Per “la cronaca”, ho usato questo procedimento già in un mio quadro (vedi “Materia-Antimateria III” - RR/28).

    VII. Finestre: Qui le “finestre” suggerite alla fantasia del “lettore” dello schema non sono quelle di casa, bensì di un “sistema operativo” ben noto agli utilizzatori di personal computer, sistemate nella classica disposizione “a cascata”, cioè sovrapposte una all’altra (non ho osato utilizzare il termine inglese originale per ragioni di copyright, non si sa mai!): notate come ciascuno dei 4 colori (in ognuno dei 4 settori dove sono presenti tre “finestre” su sfondo colorato) riempie a turno campi tutti diversi, e seguendo il medesimo ordine: dapprima la finestra in primo piano, poi la seconda, la terza, e per ultimo lo sfondo. In questo caso ho scelto di procedere in senso anti-orario, allo scopo di avere agli angoli dello schema 4 quadrati colorati con la successione “canonica” che ormai conoscete: giallo-verde-rosso-blu).

    VIII. Croci latine: Come è risaputo, le croci “latine” hanno, al contrario delle croci “greche” (utilizzate nel n. XIX e nel XX), bracci di differente lunghezza. In questo schema ho tentato una sorta di “incastro” che deve necessariamente fermarsi ai bordi del quadrato per i limiti imposti dal gioco stesso, sul consueto sfondo nero. Le croci che compaiono (tutte intere) sono complessivamente otto: due per colore (una posta “in verticale”, l’altra “in orizzontale”). Lo schema appare inoltre costituito da due “gruppi”di 4 croci: un gruppo che “ruota” internamente, l’altro esternamente, utilizzando ambedue la medesima (nonché solita) successione di colori.

    IX. Groviglio: Con un po’ di fantasia (e di humor) si può “leggere” questo schema come un inestricabile groviglio di 4 “serpenti colorati”, ciascuno dei quali ne sovrappone un altro: l’incastro sembra talmente riuscito che lo “sfondo”, in questo caso, non esiste proprio (Notate come i serpenti che formano la coppia blu-verde e rosso-giallo sono reciprocamente incastrati, e come la sovrapposizione avvenga solo con i serpenti della “coppia” antagonista)!.

    X. Incastri: Questo schema riprende, rimpicciolito ma quadruplicato, il motivo del n. I, anche se in questo caso tutto avviene su sfondo nero. Mentre però i quadrati appartenenti ai due “quartetti” alto-sinistra e basso-destra girano in senso orario, quelli appartenenti agli alri due quartetti si sovrappongono in senso anti-orario. E’inoltre interessante notare che la disposizione dei colori scelta per i quattro quartetti fa sì che, nelle due file orizzontali e nelle due verticali che vengono a formarsi, compaiono tutti e 4 i colori-base senza ripetizioni.

    XI. Lampi: Lo schema parte da una divisione del quadrato in due diagonali, successivamente completata da un’ulteriore suddivisione interna. Non vi suggerisce (un po’!) i “lampi” di certi vecchi videogames? Agli opposti vengono a formarsi delle inversioni di colore nell’ambito della stessa coppia di tinte, “fenomeno” che fin da piccolo mi ha sempre incuriosito: il verde-blu diventa blu-verde, il rosso-giallo diventa giallo-rosso, con sottile modificazione della percezione visiva. Anche qui viene rispettato il solito ordine distributivo dei colori, sia internamente che esternamente.

    XII. Canne: Questo schema può essere interpretato da qualcuno come un semplice e banale “istogramma” mentre in realtà è la rappresentazione del più comune prospetto di canne d’organo (la disposizione che in gergo tecnico viene chiamata “a cuspide “, in questo caso “unica”): un chiaro riferimento alla mia realtà di musicista-organista, oltre che di pittore-grafico. La disposizione a cuspide, come si può notare dallo schema, pone la canna centrale in mezzo e sistema quelle progressivamente più corte alternandole a sinistra e a destra (o viceversa). La solita distribuzione dei colori fa sì che compaia una perfetta equivalenza di estensione delle 4 tinte base, compensando le differenti lunghezze delle “canne”: vi sono infatti due canne per ciascun colore, e la somma dei quadretti totali (9) è sempre la stessa (giallo: 1+8; verde: 3+6; rosso: 5+4; blu: 7+2). Se cercate di riprodurre questo schema, vi accorgerete che non solo dovrete ribaltare tutti i pezzi colorati da 3 quadretti, ma anche sistemarli con molta accortezza per realizzare lo sfondo nero. L’idea della facciata d’organo è stata da me utilizzata anche per la realizzazione ad acquerello di una copertina di cassetta contenente mie musiche originali (al momento attuale non ancora pubblicata, dal titolo: “Salmi, Inni e Cantici spirituali”).

    XIII. Quadrati: Questo schema rappresenta tre quadrati di differente grandezza (di 1, 2 e 3 quadretti per lato) per ciascuno dei 4 colori. Il disegno mostra una riflessione delle forme sull’asse verticale, e all’interno dei due campi così suddivisi compare una rotazione di 180° del gruppo di tre quadrati sistemati in progressione. All’estremità compaiono comunque i quadrati più grossi, nel consueto ordine rotatorio. Lo schema, così concepito, mi fa ricordare (vagamente) i più famosi quadri di Mondrian.

    XIV. Bersaglio: In questo disegno vengono rappresentate quattro “cornici“ concentriche, ciascuna suddivisa (in modo asimmmetrico) nei quattro colori. Ad ogni passaggio di cornice adiacente avviene una “rotazione” del solito ordine distributivo dei colori.

    XV. Cornici: Questo schema si ispira in modo abbastanza evidente ad un mio quadro del 1988 (“Che il Cristo abiti nei vostri cuori...” - RR/25), basato sull’intreccio di quattro cornici colorate, ciascuna delle quali sovrappone tutte le altre (alternando regolarmente punti di sovrapposizione a punti di “sottoposizione”). Rispetto alla mia opera precedente questo disegno presenta però gli intrecci risolti differentemente, anche se in modo non sostanziale.

    XVI. Spirali: Qui compare di nuovo il tema del “rimpicciolimento”, già incontrato nel n.VI nonché utilizzato nel mio precedente quadro “Materia-Antimateria III - RR/28) che avevo fra l’altro sottotitolato “Modello di canone a 2, a doppia spirale”. In questo caso le “spirali” sono 4, e ciascuna “parte” da un diverso angolo dello schema.

    XVII: Luminarie: Per questo schema (che a me suggerisce le decorazioni luminose delle festività natalizie) sono stati utilizzati, analogamente al n.II, soltanto i pezzi colorati (22 su 24) di forma quadrata: solo 2 pezzi quadrati sono stati ribaltati per completare i due angoli alto-destra e basso-sinistra dello sfondo nero. I colori sono stati distribuiti in modo tale che nelle file verticali, orizzontali e diagonali (quelle meno inclinate che procedono da sinistra verso l’alto) non vi siano ripetizioni di colore; inoltre, nelle 3 diagonali principali (sinistra verso il basso)compaiono tutti i colori, anche se con inevitabili ripetizioni. Completano lo schema i due angoli sopra citati, nei quali compaiono tutti e quattro i colori.

    XVIII. Rombi: Questo schema rappresenta solo parte di una griglia di “pseudo-rombi” (dai contorni realizzati per forza a “scalini”) che ipoteticamente si estende all’infinito. Notate l’evidente quanto involontaria affinità con il n.I nell’uso dei campi di colore. Basta però lo spostamento di solo qualche quadretto per realizzare uno schema decisamente diverso.

    XIX. Croce: L’unica “croce” (cioè a bracci uguali) qui rappresentata non poteva essere solo che di colore nero (unico caso, fra tutti e 24 gli schemi, in cui questo “colore” funziona inequivocabilmente più da “figura” che da “sfondo”): non poteva essere altrimenti, giacché l’estensione totale di questo simbolo è di 20 quadretti (4 in più dell’estensione consentita a ciascuno dei 4 colori-base). Sullo sfondo abbiamo una griglia di quadrati nella quale i colori sono stati distribuiti secondo il classico schema di un “quadrato latino di ordine quattro”, ove ognuno dei quattro colori si presenta esattamente una sola volta in ogni riga ed una sola volta in ogni colonna.

    XX. Croci greche: La specificazione, nel nome dello schema, è d’obbligo per distinguerlo dal precedente n. VIII; anche qui abbiamo otto croci intere, due per colore, su uno sfondo diviso in quattro riquadri: ogni riquadro è naturalmente del colore mancante ad ogni terna di croci che su di essso si sovrappone. Avrei voluto al proposito realizzare uno schema di croci greche estensibile all’infinito, ma le caratteristiche del gioco non lo permettevano (provare per credere). Sia nell’insieme delle croci esterne, sia in quelle interne ed anche nella successione (in senso orario) dei riquadri di sfondo è rispettato il solito ordine distributivo dei colori. Un mio quadro precedente che utilizza croci greche, anche se in modo ben differente e più elaborato dei semplici incastri qui rappresentati è una delle mie prime realizzazioni geometriche di un certo impegno (“Un servo non è più grande del suo padrone...” - RR/15), simbolo che compare, benché involontariamente, anche nello “Schema mdello per una tavola dei colori... RR/24). Dal punto di vista geometrico la croce (soprattutto quella greca, perfettamente simmetrica rispetto quella latina), resta uno dei miei simboli preferiti, anche perché si presenta spesso spontaneamente lavorando in situazioni di “ortogonalità”. Non va del resto dimenticato il suo profondo significato spirituale che ho sottolineato soprattutto nelle mie prime opere.

    XXI. Intreccio: Questo schema è semplicissimo, ma di grande efficacia: un intreccio di quattro “striscie “ colorate (di un certo spessore) sull’immancabile sfondo nero (quest’ultimo sfondo è perfettamente identico al n. X).

    XXII. Perpendicolari: Lo schema sembra essere un’evidente dimostrazione di quanto sopra affermato al n.XX: il disegno potrebbe essere “interpretato”, volendo, anche come una croce greca “irradiante” gli immancabili quattro colori. La mia intenzione era tuttavia diversa: una semplice suddivisione in quattro riquadri, a sua volta suddivisi internamente ad “angolo” (da qui il titolo scelto). Se provate a percorrere lo schema in senso orario prendendo in considerazione un colore qualsiasi, noterete come questo pian piano sembra “uscire” dallo schema per poi rientrarvi a giro ultimato.

    XXIII. Porta: Questo disegno è forse uno dei più evidentemente “figurativi”: anche l’uso dei colori è volutamente “banale”: La banda orizzontale non può che essere verde (di che colore è l’erba?). Dalla porta esce luce (gialla), che poi vira al rosso nel “cielo” (naturalmente blu). L’uso del nero nel riempimento della “cornice esterna” era a questo punto una scelta obbligata, avendo quest’ultima un’estensione complessiva di ben 20 quadretti.

    XXIV. Patchwork: L’ultimo schema vuole rappresentare un simpatico disegno a riquadri multicolori (piccoli e grandi) di un’ipotetica coperta. Con la sola differenza che i colori non sono disposti a “casaccio”: ognuno di essi riempie infatti una serie di cinque quadrati (quattro piccoli ed uno grande) più una specie di “banda” che sembra attraversare lo schema da una parte all’altra. Sapete, a questo punto, qual è la successione distributiva dei colori da me impiegata (in senso orario) anche in quest’ultimo caso? Giallo-verde-rosso-blu? Bravi, avete indovinato!

 

               R.R. - Pilastro (PR), 8/2/98


Manda-là è un oggetto di design
ideato, progettato e realizzato da
ROBERTO RAMPINI - 1997 - Tutti i diritti riservati