Roberto Rampini

PASSACAGLIA

Un'interpretazione 'visiva'
in 22 Tavole
dell'omonimo brano
di Johann Sebastian Bach

 

Thema Fugatum

    Interpretare “visivamente” una partitura (pur composta da un musicista del calibro di Bach) non è impresa così semplice e automatica come qualcuno potrebbe supporre dopo aver dato un’occhiata alle ventidue tavole della Passacaglia: non basta cioè escogitare una serie di regole da applicare meccanicamente alla malcapitata partitura di turno con la certezza assoluta che, in ogni caso, salterà fuori qualcosa di artisticamente accettabile...

    In primo luogo occorre avere un’appropriata conoscenza del linguaggio musicale al fine di non commettere le stesse ingenuità di quel pittore che, dopo una suggestiva premessa riguardante i parallelismi tra le caratteristiche delle vibrazioni sonore e di quelle luminose (corredata da tabelle comparative di frequenze!), aveva nei suoi quadri interpretato delle note unite da legature di valore come se fossero distinte, separandone visivamente gli spazi! Oppure, nella trascrizione pittorica di una fuga a tre voci (una forma musicale dove vige il massimo equilibrio tra le parti), aveva dato ingiustamente grande risalto alla voce grave... solo perché nella partitura le restanti due erano state scritte nel rigo superiore!

    Nella mia Passacaglia ho invece cercato di rispecchiare fedelmente ciò che avviene nell’omonimo brano: ogni Variatio, pur conservando una propria fisionomia, forma un “tutt’uno” con le altre: Bach, con artistica sapienza, procede infatti sia per analogia (creando delle variazioni “parallele”), sia per contrasto (di ritmica, di contrappunto, di densità armonica...).
Questo modo imprevedibile di operare stimola continuamente l’attenzione dell’ascoltatore, il quale non sa di preciso cosa l’aspetterà nella variazione successiva.

    E’ dunque la partitura stessa che s’incarica di dare anche all’interprete-pittore i giusti stimoli, a condizione però che quest’ultimo sia abbastanza ricettivo da coglierli (e altrettanto creativo nel saperli “tradurre” visivamente in modo originale).

    Un primo, piccolo problema interpretativo mi si è posto innanzi nel modo di affrontare le variazioni della Passacaglia: adottare sempre la durata “standard” del Thema (otto battute in 3/4, di cui la prima anacrusica e l’ultima incompleta del terzo movimento) oppure adattare ogni tavola alle caratteristiche musicali proprie di ogni variazione (dal momento che diverse di esse non coincidono esattamente con la reale durata del Thema)?

    Alla fine ho optato per la prima soluzione la quale, benché meno “musicale” della seconda, presentava dal punto di vista grafico tre vantaggi non trascurabili:
    1) Eliminava un ulteriore e scomodo elemento di “soggettività” nell’interpretazione della partitura.
    2) Assicurava un principio di uniformità costruttiva a tutti i disegni.
    3) Sfruttava quelle parti che sarebbero poi diventate degli interessanti traits d’union tra variazioni vicine.

    La scelta del formato delle tavole è naturalmente caduta sul rettangolo, che meglio si adatta alle ovvie caratteristiche “temporali” di uno spartito.

    La proporzione adottata (lunghezza : altezza = 3 : 2) non solo è di per sé geometricamente suggestiva, ma si è rivelata assai pratica: oltre ad utilizzare lo spazio del foglio nel modo più razionale mi ha permesso in alcuni casi (vedi Variatio IV) di costruire strutture su “moduli” a base perfettamente quadrata.

    Un secondo problema si è posto nella scelta della gamma cromatica di base (riguardante la codifica altezza-colore) basata sui colori al massimo grado di saturazione e di luminosità (ed utilizzata in più di metà delle variazioni): rispettare una perfetta proporzionalità numerica anche nella distribuzione dei dodici toni (niente di più facile, a maggior ragione utilizzando un computer), oppure svincolarsi un poco dall’eccessiva rigidità dei numeri per meglio assecondare le personali preferenze coloristiche?

    E’ inutile sottolineare che, in questo caso, ha avuto il sopravvento la seconda opzione: le mie conoscenze nel campo del colore (formatesi sugli studi di Itten e della sua notevole Arte del Colore) erano ormai state troppo metabolizzate per poterle ignorare... L'esperienza mi ha da tempo insegnato che in campo artistico è buona cosa sfruttare tutte le preziose indicazioni offerte dalla matematica (a patto però che queste non si trasformino in tiranniche imposizioni!).

    Per ogni tavola ho naturalmente scelto il consueto (per noi occidentali) senso di lettura che procede da sinistra verso destra, e nella maggior parte dei casi vale l’equivalenza posizione “alta” = note acute, posizione “bassa” = note gravi, salvo alcune eccezioni che opportunamente segnalerò.

    Per determinare infine l’inquadratura di ogni tavola (in pratica: come “tagliare in altezza” ciascuna Variatio) ho optato di volta in volta per quella soluzione che avrebbe offerto il miglior equilibrio visivo d’insieme (privilegiando comunque gli schemi di tipo simmetrico).

    Come ultima considerazione di carattere generale ho voluto concludere la mia Passacaglia dove, a mio parere, realmente finisce anche quella di Bach: vale a dire al termine della ventesima Variatio, con l’unica eccezione della tavola finale del Thema fugatum (adoperato da Bach per iniziare una vera e propria Fuga la quale, dunque, non può più a rigore essere considerata una Passacaglia, benché qualche musicologo possa avere in proposito un contrario - quanto rispettabilissimo - punto di vista!). 

 

                    Roberto Rampini

 

                                                                            Parma, 23 Dicembre 1998


Potrai vedere tutte le 22 tavole dell'Opera a pieno schermo
nell'originale filmato-presentazione
PASSACAGLIA
con l'omonimo commento musicale di J.S.Bach
eseguito all'organo da Roberto Rampini
e registrato dal vivo,
in Concerto,
nella Chiesa di S.Vitale (PR) il 26 Marzo 1988.
L'animazione (della durata di 13'23", realizzata in Flash)
contiene inoltre foto e riproduzioni di altri quadri dell'Autore.