dal libro
"Sette Brevi Novelle ben temperate"
di Roberto Rampini

 

VII - La terra del Silenzio

 

"La terra del Silenzio"
(illustrazione originale di Roberto Rampini)

 

   Silenzio.

    Dopo tanto peregrinare Giovanni era finalmente giunto in un luogo dove mai avrebbe immaginato che il Silenzio, quello vero, potesse essere così profondo ed avvolgente: un folto e sterminato prato, la cui vegetazione (in alcuni punti alta fino alle ginocchia) ondeggiava maestosamente lenta, come mossa da un vento ch'egli però non riusciva a percepire.

    Attraversare quella sconfinata distesa erbosa si rivelò ben presto un'impresa alquanto impegnativa benché Giovanni ottenesse, in cambio dei suoi sforzi, grandi benefici: ad ogni passo riaffioravano alla sua anima teneri affetti e sentimenti che in quella terra acquistavano tutta la pienezza del loro significato.

    La mite luce opalescente che sembrava diffondersi in tutte le direzioni riuscì a nascondergli per un po' di tempo, ai suoi piedi, un luccichìo assai prezioso e stranamente familiare: pietre multicolori dai più seducenti riflessi continuavano a brillare generosamente solo per lui, irradiandolo senza sosta di sorprendenti e inaspettate virtù.

    La sua compagna di una vita: chissà dov'era in quel momento… Una donna davvero eccezionale, che non solo l'aveva sostenuto nei periodi più bui, ma lo aveva anche di continuo incoraggiato a realizzarsi come musicista. Era struggente osservarla mentre alla tastiera, in una sorta di tributo affettivo colmo di ammirazione per il suo sposo, cercava di suonare con trasporto i suoi stessi brani: ma al di là del modesto risultato artistico ottenuto lo commuoveva profondamente la sua intensa partecipazione, caratteristica inconfondibile delle persone che veramente amano: cercare sempre di farsi uno con la persona amata, anche nella condivisione del suo sentire…

    E i cari genitori? Una vita, la loro, spesa nel più classico degli anonimati, impastato d'interminabili sacrifici. Dal padre Giovanni aveva appreso il sicuro mestiere, nota dopo nota, segreto dopo segreto: la medesima sorte toccata in precedenza agli antenati e trasmessa di generazione in generazione senza soluzione di continuità.

    I figli… Riempiva di soddisfatto orgoglio vederli attorno a un tavolo nell'aiutarlo a ricopiare pagine e pagine di partiture, inderogabile e doveroso esercizio di virtù domestica per un organista di chiesa che, oltre a suonare con grande perizia il proprio strumento, doveva assolvere un interminabile corollario di mansioni infinitamente meno creative…

    Interi pomeriggi di faticose scritture casalinghe collettive sarebbero poi state consumate, addirittura bruciate in pochi minuti la domenica successiva da svogliati e inetti esecutori… per altrettanto assenti (quanto pii) uditori.

    Nel migliore dei casi questi umili fogli sarebbero stati provvidenzialmente riutilizzati in poche altre occasioni per riempire il vuoto, sempre più frequente, di giornate prive d'Ispirazione (ma non certo di preoccupazioni familiari e professionali variamente assortite)… fino a cadere nell'Oblìo, depositante strati e strati di polvere non solo nelle librerie ma anche sulle coscienze: quanti di quei preziosi manoscritti sarebbero sopravvissuti alla prova del Tempo che, oltre alle battute musicali, misura in modo impietoso l'ingratitudine umana, compresa quella dei suoi stessi figli? Lo avrebbero deciso gli uomini delle generazioni successive - musicisti per primi - il più delle volte abbagliati da un presente falso e ingannatore poiché privo sia di storia che di avvenire.

    E quante energie sprecate nella rivalsa di pur sacrosanti diritti che non avrebbero mai e poi mai trovato cittadinanza, soprattutto in paesi dalle ridotte dimensioni geografiche (e mentali!)... Sarebbe stato meglio credere maggiormente in sé stessi e nella propria Arte, anziché cedere a infruttuose dispute col mondo, grande o piccolo esso sia.

    Ecco, proprio di questo Giovanni si rammaricava, prendendone piena e dolente coscienza: nel suo strepitoso talento sì, ci aveva davvero creduto. Ma, a quanto pare, non abbastanza. (...)

 

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