dal libro
"Sette Brevi Novelle ben temperate"
di Roberto Rampini

 

IV - Il brano di Georg

 

"Il brano di Georg"
(illustrazione originale di Roberto Rampini)

 

    Famosissimo tra i suoi contemporanei, celebrato compositore (nonché sommo improvvisatore) Georg era di nuovo alle prese con penna e calamaio: gli era toccata la commissione di un brano che l'organista titolare della chiesa di san Sebastiano di JohannesBad avrebbe eseguito all'organo principale per la solennità di san Ctesibio.

    A dire il vero il protagonista della nostra pur breve novella detestava riempire di macchioline nere uno o più preziosi (e perciò costosi) fogli di carta pergamenata, sicuro che chiunque all'infuori di lui avesse preso in mano quello spartito non lo avrebbe certo interpretato secondo le sue reali intenzioni (immaginiamoci poi quello scaldapanche - warmpanken! - del suo allievo).

    Georg, sopra ogni cosa, preferiva piuttosto sedersi all'organo e riempire di suoni sempre freschi l'altrettanto fresca navata della chiesa, secondo l'estro del momento, senza essere costretto a rivelare ai suoi contemporanei (e tantomeno ai posteri) gli alchemici segreti dei suoi inimitabili contrappunti.

    Ormai però aveva accettato l'incarico, giacché il lavoro gli sarebbe stato ben retribuito (una somma sufficiente per comporre un piccolo capolavoro).

    Il suo adagio preferito, infatti, così recitava: “L'ispirazione musicale - al compenso è proporzionale”.

    Per terminarlo aveva inoltre a disposizione la bellezza di un'intera settimana: poteva bastare (ed avanzare) per dedicarsi contemporaneamente ad una decina di altre attività.

    Georg si era messo da poco all'opera (dopo aver sistemato alla bellemeglio gli zoppicanti gambi dello scrittoio) quando sentì un gran movimento provenire giù da basso: erano quattro quarti dei suoi figliuoli che stavano salendo le scricchiolanti scale di legno dell'introito.

    Clara, la madre, non fece tempo a togliere la chiave dalla serratura che i pargoli si erano già buttati all'accollatura del genitore stringendolo forte.

    - Siete già qui?

    - Si, papi - disse la minore - : dopo aver svolto in classe un tema, anziché fare l'intervallo ci hanno mandato a casa perché il maestro si è sentito molto male!

    - Sembra sia stata una sincope, Georg - osservò preoccupata Clara, con un leggero tremolo nella voce.

    - Mi spiace molto - replicò il Musicista - speriamo si riprenda presto, anzi prestissimo ... 

    Chissà perchè gli venne in mente proprio in quel momento che il maestro della scuola gli era da tempo debitore di un sol-do d'argento, ma scacciò l'inopportuno quanto venale pensiero (ripromettendosi che l'avrebbe ripreso non appena le condizioni di salute del maestro, come di cuore e di portafoglio s'augurava, fossero migliorate).

    - Se domani non torna a scuola andiamo a trovarlo, eh papi? - chiese col suo inconfondibile trillo di voce Felicia, la settima della progenie, che fra tutti i componenti della famiglia era senz'altro la più sensibile.

    - Si, si, si, certamente - tagliò breve il comprensivo padre che non era ancora riuscito a staccare la mente dalla composizione musicale appena iniziata, la quale gli avrebbe fruttato diversi denari (e di denari, in quella casa, non ce n'erano mai abbastanza).

    - Ma adesso, bambini, andate a dor-mi-re, d'accordo?

    Strano a dirsi, ma nonostante la confusione presente in quella casa, fra tutte le parti regnava un'incredibile armonia!

    - Georg, ti ho preparato qualcosa di caldo - disse Clara porgendo al marito una dolce e fumante tisana.

    Il musicista sorseggiò la tonica bevanda fermamente deciso, dopo quella involontaria ma inevitabile pausa famigliare, di riprendere il lavoro con ritmo ancora più sostenuto.

    Georg non fece però tempo a intingere completamente la penna nel calamaio che sentì tre battute sull'uscio di casa ed un inequivocabile timbro di voce piuttosto grave che lo chiamava: comprese che era purtroppo venuto a trovarlo - accidenti! - quel bel soggetto di suo cugino Philipp, che aveva l'incredibile sesto grado di fargli visita nei momenti meno opportuni. Il primo impulso fu quello di darsi alla fuga (e non farsi trovare in casa), ma poi ci ripensò e, facendo buon viso a cattiva sorte per l'indesiderato contrattempo, accolse col maggiore entusiasmo di cui era capace in quel momento l'ospite indesiderato (sperando che avrebbe fatto fagotto quanto prima). (...)

 

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